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L’IMPORTANZA DI VENIRE A SCUOLA

LA RIFLESSIONE DI UNO STUDENTE SULL’IMPORTANZA DEL VIVERE LA SCUOLA IN PRESENZA

DA casa o a scuola?

di Francesca Minoja

 

#edizionespeciale

 

31 ottobre 2020

 

Come ben sapete, la settimana passata, quasi tutte le classi del nostro istituto (e con esso molti altri) sono dovute rimanere a casa e frequentare le lezioni attraverso la didattica a distanza. Questo perché l’ultima ordinanza della regione Lombardia, a differenza del DCPM emanato a livello nazionale, prevede che il 100% degli studi svolga le lezioni in DAD.

 

Il nostro Collegio Docenti, però, pensando a cosa fosse meglio per noi studenti, capendo che la nostra istruzione sarebbe stata danneggiata e i nostri diritti a questa calpestati, ha studiato con attenzione il decreto ed è riuscita a trovare un modo per far partecipare in presenza almeno le classi quinte e prime, che per motivi diversi (gli uni per prepararsi all’esame di maturità, gli altri per ambientarsi e capire quale sia la vita di un liceale) hanno bisogno di “vivere” la scuola.

 

Fin qui, credo che tutti conosciate i fatti. Forse però non vi hanno messo al corrente di ciò che è successo dopo la pubblicazione della circolare che stabiliva i turni di partecipazione alle lezioni in presenza per le classi prime e quinte.

 

Molti studenti (e genitori) hanno pensato di mandare svariate mail al dirigente scolastico, dicendo di non essere d’accordo con ciò che era stato deciso dal Collegio Docenti perché comportava un rischio di contagio troppo alto per gli studenti e le loro famiglie. Fortunatamente (o meno, a seconda di quale sia il vostro parere), la preside Boracchi è rimasta ferma sulla decisione presa.

 

Per rassicurarvi, vi posso dire che sono stati fatti degli studi che dimostrano che la scuola, ormai, è il posto in cui le persone vengono meno, se non per nulla, contagiate dal virus: questo grazie alle varie precauzioni che vengono prese quali l’uso del disinfettante all’ingresso dell’edificio scolastico, il distanziamento tra i banchi, l’uso della mascherina e, per ultimo, lo scatto della quarantena per tutta la classe, non appena un compagno risulta positivo al test.

 

Ora, capisco che alcune persone, che magari vivono con nonni o familiari stretti che hanno patologie particolari, abbiano reali motivi per cui preoccuparsi ma, sinceramente, penso, anzi so, che chi va a scuola a piedi o in macchina dovrebbe preoccuparsi ben poco. E purtroppo sono proprio quelli che appartengono a questa categoria che si stanno lamentando di più del “rientro” a scuola. Dico purtroppo perché queste loro lamentele significano due cose: o non hanno voglia di capire che la scuola è un posto sicuro, oppure non vogliono tornare a scuola per poter continuare a farsi i fatti loro mentre giocano a Clash of Clans durante le videolezioni. Delle due l’una.

 

Tra l’altro non riesco ancora a capire come mai a Milano i ragazzi stiano manifestando per chiedere di poter tornare a frequentare le lezioni in presenza, mentre da noi si parla di scioperare perché si vuole l’esatto contrario.

 

Inoltre, coloro che si sono lamentati di questa decisione del Collegio Docenti ne parlano come se fosse una punizione che ci viene inflitta, quando l’unica punizione consiste nel vedere i propri diritti calpestati ed io vedo questa negazione di diritti solo nel non poter andare a scuola, nel non guardare i professori negli occhi, nel non vedere i miei compagni, nel non chiacchierare al cambio dell’ora o all’intervallo… e vi assicuro che una videochiamata non è la stessa cosa. Ma immagino lo sappiate già.

 

Non so come voi, che ora state leggendo questo articolo, la pensiate sugli avvenimenti che hanno riguardato la nostra scuola negli ultimi giorni. Qualunque sia la vostra posizione su ciò, sappiate che non è mia intenzione offendere nessuno ma solo far riflettere su cosa sia meglio per noi.

 

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